Domani riparte la discussione in Commissione giustizia della proposta di legge per la coltivazione domestica, e le speranze degli italiani di vedere legalizzata l’autoproduzione di cannabis dipenderanno tutte da come andrà l’iter legislativo.
Le ultime novità riguardano innanzitutto il cambio di relatore della legge. Il 30 giugno, infatti, durante la riunione dell’ufficio di presidenza della commissione giustizia, Jacopo Morrone della Lega Nord si è dimesso da relatore. L’ha fatto evidenziando che “qualcuno vorrebbe accelerare”. Se da Meglio Legale hanno fatto notare che quel qualcuno sono i 6 milioni di consumatori italiani di cannabis, dall’altro lato non si può non sottolineare che il nobile gesto di aver lasciato alla Lega la possibilità di avere un proprio iscritto come relatore, anche perché Molinari era stato il primo a proporre modifiche all’articolo 73, nella realtà si era trasformata in un arma che il partito stava utilizzando per procrastinare i lavori.
Altra novità è stata il sit-in che si è tenuto a Montecitorio lo scorso 16 giugno. Gli attivisti, coordinati da Meglio Legale, si sono presentati davanti a Montecitorio portando dei cartelloni con le valutazioni fatte dagli esperti durante le audizioni, da Cafiero De Raho, Procuratore nazionale antimafia che aveva sottolineato che: “la coltivazione ad uso personale ridurrebbe la necessità per il consumatore di droghe leggere di rivolgersi alla manovalanza criminale, togliendo alla criminalità organizzata una fetta di mercato” , fino alle frasi dette dai parlamentari di vari schieramenti che si erano esposti personalmente.
Adesso il percorso del disegno di legge prevede la scrittura e la discussione in commissione del testo base, che dovrà tenere conto delle 3 proposte fatte fino ad oggi. Da una parte l’introduzione di pene di più lieve entità e per decriminalizzare la condotta della coltivazione domestica a prima firma Riccardo Magi (+Europa/Radicali), dall’altra – di segno opposto – quella della Lega a prima firma Riccardo Molinari che propone tutta un’altra direzione, una terza proposta è firmata da Caterina Licatini (M5S) e si basa sul pronunciamento, del dicembre del 2019, delle Sezioni unite della Corte di cassazione che hanno stabilito come non costituisca reato la coltivazione domestica di uno scarso numero di piante di cannabis coltivate con metodi rudimentali.
I passaggi successivi vedrebbero poi la discussione in Commissione del testo base, e poi, una volta ottenuto quello definitivo, il passaggio alla Camere. Vi terremo aggiornati!
Articolo originale su Dolce Vita Online