Ben ritrovati cari lettori, finora abbiamo sentito e visto molto sul CBD, ma ultimamente un’altra sostanza ha ricevuto più attenzione da parte della ricerca sui cannabinoidi, il CBG. Ma cos’è esattamente? In questo articolo andremo a snocciolare questo metabolita della cannabis, dal suo utilizzo in medicina fino ad arrivare alla produzione di semi di cannabis ad alto contenuto di CBG.
Il CBG o cannabigerolo è allo studio per le sue potenziali proprietà farmacologiche. Tuttavia, finora non vi è stato in alcun preliminare clinico. Negli anni ’60 è stato effettuato un solo esame del CBG, anche se la pianta ha migliaia di anni, il che significa che la maggior parte delle conoscenze che abbiamo sul CBG sono abbastanza nuove.
Il cannabigerolo o CBG è il precursore, rispettivamente il primo cannabinoide che si forma nella pianta e che successivamente viene utilizzato per produrre CBD, CBC e THC. Fondamentalmente il CBG è la cellula staminale alla base della catena produttiva di altri cannabinoidi. Dopo che la forma acida e inattiva del CBG si è trasformata ed è stata scomposta, diventa la molecola di base da cui possono essere formati altri cannabinoidi (come CBD, THC, CBC). Tuttavia, nella maggior parte delle varietà di cannabis si trova solo <1% di cannabigerolo. Pertanto non sorprende che questo non abbia attirato la stessa attenzione di altri cannabinoidi (Il CBG non è psicoattivo).
CBD vs CBG
Mentre CBG e CBD sono entrambi cannabinoidi, la differenza sta nei composti all’interno della pianta di cannabis reale. Il CBG non tratta sempre gli stessi problemi del CBD. Il CBG, o meglio l’acido del CBGA, è il primo acido cannabinoide prodotto nella pianta di cannabis. La forma acida è la molecola CBG con un gruppo carbossilico aggiuntivo – questo è anche ciò che significa “A” nell’abbreviazione CBGA. Man mano che la pianta continua a crescere, il CBGA viene convertito dagli enzimi in THCA, CBDA o CBCA.
Il passaggio successivo che la pianta attraversa si chiama decarbossilazione. Qui è dove i fiori vengono essiccati e lavorati. Il calore o la luce UV applicata ai fiori li induce a decomporsi, lasciando dietro di sé gli equivalenti non acidi dei cannabinoidi acidi. Ciò si traduce in CBD, CBC e THC, ad esempio, e questi sono i più noti, ma ci sono almeno 100 cannabinoidi diversi che hanno la loro origine nel CBGA.
Man mano che la pianta si degrada, è piuttosto difficile estrarre CBG poiché la maggior parte delle piante ha meno dell’1% di CBG in fase di raccolta. Questo è il motivo per cui la maggior parte dei produttori ha iniziato solo di recente a concentrarsi sui livelli di CBG nella cannabis e nei prodotti CBD come oli, creme e integratori alimentari.
I vantaggi del CBG
Il CBG non è psicoattivo, il che significa che è uno dei cannabinoidi non inebrianti. Il CBD reagisce con i recettori dei cannabinoidi (proprio come il THC), agendo da tampone per il classico effetto “high” causato da sostanze psicoattive come il THC. Il CBG ha molti altri vantaggi, che sono attualmente oggetto di ulteriori ricerche. Uno di questi è che il CBG può aiutare con il cancro, la neurodegenerazione e la colite. Si ritiene inoltre che sia utile per combattere l’infiammazione, il dolore e la nausea. Uno dei vantaggi più interessanti è che il CBG in combinazione con altri cannabinoidi, può aiutare a curare il glaucoma e alleviare la pressione intraoculare, cosa che il CBD da solo non riesce a fare, tuttavia, CBG e CBD funzionano in tale senso se usati in combinazione. Si ritiene inoltre che il CBD possa funzionare per le malattie di Huntington e neurodegenerative.
Il dottor Goldstein di Shape.com afferma che il CBG può normalizzare l’espressione di geni anormali legati alla degenerazione cerebrale. In due studi condotti nel 2016 e nel 2017 presso l’Università di Reading (Regno Unito), sono stati utilizzati ratti per dimostrare che anche il CBG aumenta l’appetito.
C’è ancora molto da scoprire, ma finora il CBG sembra essere una sostanza molto utile.
Uno studio recente ha suggerito che il cannabinoide ha un reale potenziale come antibiotico. È stato anche promosso come il cannabinoide “sottile”, con un potenziale nelle terapie dimagranti e nelle malattie metaboliche. E in effetti, una recente revisione degli effetti farmacologici del CBG ha pubblicizzato il suo potenziale come trattamento per la sindrome metabolica. Potreste vedere il CBG commercializzato come la “madre di tutti i cannabinoidi”. Questo perché il primo cannabinoide identificabile prodotto dalla pianta di cannabis è l’acido cannabigerolico (CBGA), che viene poi convertito nei precursori biosintetici di THC e CBD. Tuttavia, in particolare, c’è poco CBG nel prodotto finale.
I cannabinoidi come il THC e il CBD “agiscono” legandosi a recettori specifici nel sistema nervoso umano. L’attività a questi recettori aiuta a regolare le funzioni corporee chiave come l’umore, l’appetito e il sonno. È importante sottolineare che sebbene il CBG sembri comportarsi più come il THC che come il CBD in alcuni recettori, sembra funzionare anche su recettori diversi rispetto a quelli attivati da THC e CBD.
Soprattutto, il CBG sembra un agonista molto potente del recettore adrenergico alfa-2. Da un punto di vista medico, questa è la scoperta “potenzialmente più importante”.
Farmaci o terapie mirati a quel recettore sono stati utilizzati nel trattamento di una serie di malattie, che vanno dall’astinenza da oppiacei e dalla voglia di sigarette all’ipertensione, all’ansia, al dolore e all’ADHD. Ma niente di tutto questo vuol dire che le miscele di CBG disponibili sul mercato possano imitare i farmaci che prendono di mira quel recettore. In effetti, come il CBD, il CBG potrebbe essere problematico se combinato con altri farmaci. Purtroppo non disponiamo di dati scientifici appropriati sull’interazione dei CBG con altre sostanze, siano pur esse medicinali.
I nuovi campi di applicazione di questo cannabinoide ancora poco conosciuto sono innumerevoli, con essi aumenta la richiesta di semi ad alto contenuto di CBG, così come per il cannabidiolo, i breeder di molte seedbank hanno provveduto già a effettuare incroci atti a stabilizzare fenotipo e chemiotipo di una nuova generazione di semi chiamati High CBG, o CBG rich. Le peculiarità di tali semi, rispetto alle altre sono particolari e lasciano ai grower, come ai breeder le medesime domande. In particolare i breeder di alcune tra le più famose seedbank hanno notato due caratteristiche insolite durante il programma di breeding del CBG:
1. Gli odori erano molto deboli nei primi lotti. Questo ha fatto pensare che i terpeni e/o i flavonoidi potevano essere collegati alla produzione di THC, CBD o di altri cannabinoidi.
2. Le infiorescenze, pur essendo molto resinose, non erano affatto appiccicose. Questo contrasta con tutte le altre varietà (THC o CBD). Forse la presenza di altri cannabinoidi può essere collegata alla resina appiccicosa e tipica di tutte le piante di cannabis, che tutti noi conosciamo bene.
Un mercato di nicchia
Sebbene negli ultimi due anni sono stati immessi sul mercato sempre più semi ad alto contenuto di CBG, i coltivatori sono ancora schivi e difficilmente si approcciano a un nuovo tipo di coltivazione al fine di ottenere infiorescenze prive di effetti psicotropi. Non sono molti i coltivatori che aspirano a essere pionieri in questo settore a causa della legge vigente, difatti, seppur le piante ad alto contenuto di CBG risulterebbero essere virtualmente prive di effetti psicotropi, per lo Stato si tratta pur sempre di cannabis e ciò porterebbe a un’accusa per il reato di coltivazione di sostanza stupefacente. Capirete bene che il gioco non vale la candela, in un sistema proibizionista in cui anche solo far germinare un seme di cannabis può comportare un reato, nessuno ha voglia di rischiare pene anacronistiche per delle piante il cui prodotto finale non risulta essere neanche psicoattivo.
Siamo comunque agli albori di un nuovo tipo di mercato, il CBG come il CBD sono destinati a restare a lungo sulla cresta dell’onda della community cannabica, di fatto sappiamo ancora troppo poco su questo nuovo principio attivo; lo stesso non si può dire per il nostro becero ordinamento giuridico, che non riesce a distinguere tra una condotta di reato vera e propria e un’autoproduzione consapevole volta a troncare gli immani introiti delle narcomafie.
Articolo originale su Dolce Vita Online