Cannabis – American Dream
Non serve avere i capelli bianchi per saper cos’ha significato il termine American Dream per molte generazioni della seconda metà del secolo scorso, fin dagli anni della seconda Guerra Mondiale, come quelli a seguire, molti italiani pieni di buone speranze facevano bagagli per viaggi oltre oceano.
Iniziò poi una conquista al contrario fatta di innovazioni, dalla televisione ai cellulari, passando per lavastoviglie e lavatrici, è stato un continuo guardare all’America nell’attesa che quel qualcosa arrivasse da noi.. o che noi si andasse da loro!
Non che l’Italia sia un Paese sottosviluppato, anzi abbiamo e continuiamo a conquistare il Mondo con i nostri prodotti ed il nostro saper fare, ma in fatto di innovazione, di trend.. dobbiamo essere onesti, guardiamo sempre oltre oceano.
Una rivoluzione
La notizia è che stando agli ultimi avvenimenti parlamentari anche in questo nuovo millennio (ahi noi…) conserveremo il nostro American Dream, oggi manifesto sotto forma di cannabis.
E’ noto come in molti degli Stati USA abbiano da qualche anno regolamentato in varie forme, ed in tutti i settori, l’utilizzo della cannabis. I numeri di mercato confermano il successo della scelta, tanti prodotti, tanti clienti, molto denaro e molto lavoro.
Top Five
In una particolare classifica sui Paese maggior consumatori di CBD, stilata su cbdineurope.com, emerge che questo è solo l’inizio e non riguarda solo l’oltre oceano.
Negli USA le previsioni parlano di un giro d’affari di 30mld di dollari nel 2024 e per il Canada di 5mld di dollari. In campo europeo Germania ed Inghilterra la fanno da leoni con un giro d’affari rispettivamente di 1.3mld e 600mln di Euro, dove il mercato è vincolato a prodotti con un contenuto di THC minore dello 0.5%.
Completa la classifica Top 5, in suolo Americano ma nel CentroSud, il Mexico che si piazza per volumi d’affari (1mln di dollari) tra Germania ed Inghilterra.
In Italia
Nell’agenda parlamentare e di governo si stralciano emendamenti e non vengono concesse opportunità di discussione per regolamentare il consumo della cannabis a 360 gradi e, pur essendo stati in passato il secondo produttore mondiale di cannabis, rimaniamo limitati nei prodotti e nel consumo.
Riponiamo sistematicamente nel cassetto, senza un lecito motivo se non propagandistico, lo sviluppo di questo settore ricorrendo annualmente ad acquisiti fuori dal territorio nazionale per esigenze mediche che lo Stato deve soddisfare.
La politica deve far qualcosa per permettere all’Italia di insidiare la Top5 perchè ne abbiamo storicamente le potenzialità, l’obiettivo primario è di essere autonomi nel soddisfare le esigenze dei clienti su campo nazionale, ma l’ambizione è tornare leader mondiali di questo settore.