La somministrazione del cannabidiolo (CBD), uno dei componenti della cannabis, può essere potenzialmente terapeutica nel trattamento delle complicanze legate all’obesità. È la conclusione a cui sono giunti i ricercatori polacchi nello studio pubblicato nella sezione Phytochmicals and Human Health del Multidisciplinary Digital Publishing Institute.
Gli scienziati ricostruiscono la situazione degli ultimi anni, che hanno visto il drastico aumento del consumo degli acidi grassi nella popolazione, «superando le esigenze nutrizionali di un individuo e portando a numerosi disturbi metabolici». Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’obesità rappresenta uno dei problemi di salute più importanti del XXI° secolo e può essere causata da vari fattori, tra cui sovralimentazione, vita sedentaria e fattori ambientali e genetici. L’obesità può portare a complicanze quali iperglicemia, iperinsulinemia e dislipidemia, causate dalla quantità eccessiva di lipidi che si deposita in tessuti non adiposi. Queste complicanze risultano correlate allo sviluppo della resistenza all’insulina.
Tra i componenti della cannabis, quello a cui sono maggiormente rivolte le ricerche è il CBD, sia per la mancanza di effetti psicoattivi, che per le numerose proprietà terapeutiche riconosciute. Tra queste, potrebbero esserci anche le proprietà anti-obesità. Anche alcuni studi recenti avevano indicato l’uso del CBD come potenziale agente con effetti benefici nel trattamento dell’obesità. Partendo da queste convinzioni, i ricercatori hanno deciso di studiare gli effetti della somministrazione cronica del CBD su ratti alimentati con una dieta ricca di grassi o con una dieta standard. La dieta è stata somministrata per sette settimane e successivamente i ratti sono stati iniettati con 10 mg/kg di CBD una volta al giorno per due settimane o con un placebo.
La ricerca ha dimostrato che la dieta ricca di grassi ha influenzato «la composizione degli acidi grassi nei muscoli scheletrici bianchi e rossi e ha contribuito allo sviluppo dello stress ossidativo e dell’infiammazione locale». Lo studio ha valutato l’effetto del CBD e i dati hanno mostrato il miglioramento delle condizioni dei ratti affetti da obesità: il cannabidiolo, infatti, in due settimane «ha ridotto efficacemente l’accumulo di acidi grassi nei pool lipidici muscolari». In generale, spiegano i ricercatori, «le nostre osservazioni sottolineano l’idea che la somministrazione cronica di CBD possa avere un grande potenziale terapeutico nel trattamento delle complicanze associate all’obesità alleviando l’infiammazione e i relativi mediatori lipidici, nonché lo stress ossidativo, che coincide con la resistenza all’insulina nell’obesità».
a cura di Clinn
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Articolo originale su Dolce Vita Online