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Chi ha paura della cannabis light in Italia?

Il mercato della cannabis light rappresenta uno dei settori in continua crescita in tutta Europa e anche in Italia. Nonostante spesso la politica remi contro l’utilizzo di questa pianta e non ci siano delle leggi avanzate che aiutino il mercato in questione a prosperare, durante la pandemia è stato uno dei pochi settori a rimanere in piedi. 

Utilizzata sin dall’antichità purtroppo fino a qualche anno fa tutti gli italiani sentendo la parola canapa pensavano immediatamente ad una sostanza con effetti psicotropi e allucinogeni, ad una droga, seppur leggera. Con il passare degli anni, complice anche una sempre maggiore informazione al riguardo e varie ricerche scientifiche, ecco che gli italiani si sono resi conto che esiste anche la canapa light, che non contiene THC, o ne contiene livelli irrisori, e che quindi non ha effetti psicotropi.

In generale le coltivazioni sono sparse un po’ in tutta Italia ma sono concentrate prevalentemente al sud, dove il terreno, l’acqua e le condizioni climatiche sono particolarmente favorevoli. Ad oggi esistono tante aziende che danno occupazione a molti giovani e, oltre alla semplice coltivazione, sono nati centri di produzione e smistamento, nonché piccoli negozi ed e-commerce. Ad essere commercializzati non sono solo il classico fiore o l’olio ma anche la fibra, molto resistente, prodotti per l’edilizia, per il settore cosmetico e alimentare come i semi ricchi di proteine.

Uno degli usi più comuni è quello dell’utilizzo della canapa light per smettere di fumare tabacco e per combattere insonnia e alcuni tipi di dolore, come quello causato da allenamenti intensi.

Stando ai numeri messi insieme da Prohibition Partners nel report europeo sulla cannabis, quello italiano è uno dei mercati più promettenti. Perché l’Italia è luogo di sole, acqua, aria buona e terreno fertile. Terra di eccellenza nelle produzioni agricole.

Stando alle stime, entro il 2028 il solo fatturato ricavato dai CBD shop Italia potrebbe toccare quota 40 miliardi di euro, di cui più della metà provenienti dalla cannabis coltivata su larga scala e almeno 7 miliardi derivati da utilizzi terapeutici.

Le aziende sono numerose ma c’è ancora spazio in questo settore, un settore su cui è bene puntare per il futuro dell’Italia e la sua economia e che, potrebbe essere fondamentale, per risollevare il nostro paese dalla crisi economica e lavorativa che lo ha visto coinvolto e per dare speranza alle future generazioni.

Articolo originale su BeLeaf Magazine

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