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Euforia da attività fisica: i responsabili sono gli endocannabioidi

La sensazione di benessere data dall’attività fisica è dovuta agli endocannabinoidi e non alle endorfine, le molecole prodotte dal nostro organismo e legate alle sensazioni di benessere. È questo il risultato di uno studio condotto dal Centro Medico Universitario Hamburg-Eppendorf di Amburgo, in Germania, che rivoluziona così il modo di pensare allo sport.

Lo “sballo del corridore” nell’attività fisica
È nota come “sballo del corridore” (runner’s high, in inglese) la sensazione di euforia e benessere percepita durante un esercizio di resistenza o, in generale, durante e dopo un’intensa attività fisica. Questa sensazione, caratterizzata da euforia e ansiolisi (l’abolizione parziale o completa dell’ansia), è da sempre associata al rilascio di oppioidi endogeni, come le endorfine, ma un’analisi più approfondita rivela che non è così. Queste, infatti, sono troppo grandi per raggiungere il cervello e superare la barriera emato-encefalica che lo isola dal resto del corpo: è da questa considerazione che è partito lo studio tedesco condotto dai ricercatori del Centro Medico Universitario Hamburg-Eppendorf e intitolato “Exercise-induced euphoria and anxiolysis do not depend on endogenous opioids in humans” e pubblicato su Psychoneuroendocrinology.

Lo studio: oppioidi vs. endocannabinoidi
La ricerca, che ha coinvolto i laboratori e gli istituti collegati al Centro di Medicina Psicosociale, ha visto la partecipazione di 63 individui e ha dimostrato l’aumento dell’euforia e la diminuzione dell’ansia dopo 45 minuti di corsa su un tapis roulant a un livello di intensità moderato. Lo studio, che si è basato su precedenti ricerche eseguite sui topi, come quella pubblicata su “Proceedings of the National Academy of Sciences”, più che sulle conseguenze questa volta si è concentrato sulle cause di queste sensazioni evidenziando il rilascio di due classi di molecole legate a quello che è comunemente noto come “sistema di ricompensa”: oppioidi e endocannabinoidi.
Sulla base dei primi risultati ottenuti dallo studio comportamentale dei topi sottoposti a simili condizioni, anche nel caso degli esseri umani è stato poi bloccato il rilascio di oppioidi per capire la loro reale influenza. Il bloccaggio, come previsto, non ha portato a un calo dell’euforia e dell’ansiolisi, dimostrando quindi che il cosiddetto “sballo del corridore” non è legato alle endorfine.

Al contrario, dalle analisi eseguite sono emersi livelli plasmatici più elevati di endocannabinoidi anandamide (AEA) e 2-arachidonoglicerolo (2-AG). Questi due neuromodulatori mimano gli effetti dei composti psicoattivi presenti nella cannabis, ma sono prodotti naturalmente dall’organismo e, soprattutto, sono abbastanza piccoli da attraversare la barriera ematoencefalica, andando così a influenzare il sistema nervoso centrale. Sono loro, quindi, insieme al nostro sistema endocannabionide, i veri responsabili di quello che è chiamato “sballo del corridore”.

Ed è una scoperta che era stata già anticipata nel 2015, con uno studio pubblicato su PNAS, in cui i ricercatori hanno fatto correre sulla ruota per circa 5 ore un gruppo di topi e poi li hanno sottoposti a test comportamentali per misurare i loro livelli di ansia e di sensibilità al dolore. Rispetto a un gruppo di controllo, i topi corridori hanno mostrato di avere più alti livelli ematici di anandamide e di reagire in modo meno stressato nei test comportamentali.

Gli effetti degli endocannabinoidi sul corpo umano
Oltre all’euforia e all’ansiolisi, tra gli effetti positivi degli endocannabinoidi già studiati e già sfruttati in medicina, per esempio, ci sono la regolazione dei circuiti cerebrali legati al vomito e dei meccanismi che modulano l’appetito, importantissima per contrastare gli effetti collaterali della chemioterapia; la modulazione della spasticità associata a malattie neurodegenerative come la sclerosi multipla; la regolazione dei processi di proliferazione cellulare alla base della crescita dei tumori; e le proprietà anticonvulsivanti, efficaci in caso di epilessia.

A queste si aggiungono l’attività analgesica, utile anche in ambito sportivo; l’azione vasodilatatrice e ipotensiva; la regolazione dei processi riproduttivi, dove giocano un ruolo importante nella regolazione della fertilità e nel processo di attecchimento dell’embrione; la modulazione della risposta immunitaria; l’influenza positiva sui processi che regolano la memoria; e l’azione anti-ossidativa, già sfruttata nel settore della cosmetica.

Gli endocannabinoidi, già prodotti naturalmente dal nostro corpo al bisogno, grazie a questi recenti studi potrebbero quindi diventare dei potenti alleati in tutti i settori della medicina.

a cura di Martina Sgorlon
Fonte: cannabisterapeutica.info

Articolo originale su Dolce Vita Online

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