Quanti sono i lavoratori americani impiegati nell’industria della cannabis legale? È una domanda che da questa parte dell’oceano tendiamo a porci spesso, dato che il piano economico è uno di quelli principali utilizzati da noi convinti anti-proibizionisti per porre come prioritaria la causa della legalizzazione. Ebbene, il fatto che ci siano grandi Paesi che, prima di noi, abbiano intrapreso questa strada, ci fornisce un quadro importante e significativo.
Per quanto riguarda gli USA, dobbiamo ringraziare il report annuale che la rivista di settore Leafly elabora ogni anno e che è lo strumento principale per capire a che punto è arrivata la crescita dell’industria della cannabis. Rispondiamo subito alla domanda che ci siamo posti in apertura: i lavoratori a tempo pieno impiegati nel settore della cannabis legale, negli Stati Uniti, sono la bellezza di 321.000. Trecentoventunomila persone (e quindi potenzialmente trecentiventunomila famiglie) che campano grazie alla cannabis. Non male, vero?
Per farvi capire di cosa stiamo parlando, è sufficiente sottolineare questi dati: negli States ci sono più lavoratori impiegati nell’industria della cannabis che ingegneri elettrici, solo qualche migliaia in meno rispetto a barbieri, parrucchiere ed estetiste, più del doppio rispetto ai dentisti. L’annuale Leafly Jobs Report, realizzato in collaborazione con Withney Economics, in sostanza ci restituisce uno spaccato di realtà davvero molto eloquente. Ci dice che, oggi come oggi, l’industria della cannabis è quella che cresce a ritmi più forsennati negli Stati Uniti. E visto che stiamo parlando di un Paese che viaggia verso tassi di disoccupazione più bassi di sempre, la questione assume una dimensione ancora più importante.
La crescita dei posti di lavoro, nel 2020 è stata impetuosa. Basti pensare che nel 2019, i nuovi impiegati nel settore sono stati 33.700 (per arrivare alla quota già eccezionale di 243.700 lavoratori a tempo pieno). Ma l’anno scorso, l’aumento è stato di ben 77.300 unità, più del doppio rispetto ai dodici mesi precedenti. Una crescita del 32% degli occupati, nonostante la pandemia, nell’anno più devastante per l’economia globale dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Nel 2020 gli americani hanno acquistato prodotti a base di cannabis per un valore di 18,3 miliardi di dollari, con un incremento del 71% rispetto al 2019.
Con l’esplosione dell’emergenza Covid, in realtà, le previsioni erano molto a rischio. Il timore era che il lockdown generale potesse trasformarsi in una mazzata micidiale per le aspettative di crescita del settore. Ma la scelta dei governatori che hanno dichiarato – nella maggior parte degli Stati dove l’utilizzo è consentito – la cannabis bene essenziale, si è rivelata decisiva per far schizzare verso l’alto tutti gli indicatori.
I dispensari e rivenditori, infatti, dal canto loro, hanno risposto offrendo ottimi servizi di vendita online, di consegna a domicilio e di servizi Covid-free per i propri clienti. Clienti che non si sono lasciati pregare e che hanno approfittato di questi servizi per mantenere la distanza sociale e vivere in tutta sicurezza (tra l’altro andando a colpire pesantemente il già fiaccato mercato nero).
Un po’ come è successo in Italia con la cannabis light. Con la sola, non sottile, differenza che negli USA si sta andando verso la legalizzazione a livello federale della cannabis tout-court sia per uso adulto che medico, mentre in Italia la politica non riesce a sbloccare neppure la questione cannabis light.
Articolo originale su BeLeaf Magazine