“Il proibizionismo ha fallito, combattiamo per una società più civile”. Intervista alla ‘sardina’ Jasmine Cristallo

Quando il fronte dell’antiproibizionsimo si allarga è sempre una buona notizia. Quando poi vedi che fa innervosire, e non poco, la nutrita prima linea della destra italiana – da Forza Italia alla Lega – la soddisfazione diventa ancora maggiore. Hanno colpito nel segno le Sardine, movimento di attivismo politico, sposando – all’unanimità e in un’Assemblea pubblica – la causa della legalizzazione. 

Nel giro di pochissimo il fuoco di fila dei giornali di destra non ha lasciato scampo e le dichiarazioni dei politici nostrani non si sono fatte attendere. A innescarlo è stato l’appello lanciato dalla Sardine “al presidente, Mario Perantoni, e ai membri della commissione Giustizia della Camera di Deputati per approvare la proposta di legge C.2307 (Magi e altri) che decriminalizza la coltivazione domestica di cannabis”. E se questa idea dà tanto fastidio è il sintomo che la strada intrapresa è quella giusta. 

Fra le prime a metterci la faccia c’è stata Jasmine Cristallo, referente del movimento, con cui abbiamo fatto una chiacchierata per sapere cosa ne pensasse di questa reazione scomposta di alcuni politici e opinionisti: “Non ho mai utilizzato cannabis” ci ha detto ” ma questa è una battaglia che mi riguarda e che riguarda tutti quelli che combattono per una società più civile”. “E’ ora di uscire dall’ipocrisia” – continua Cristallo – “e ammettere che i danni del proibizionismo sono evidenti; fra il più allarmante c’è quello di contribuire a creare stigma e pregiudizi, soprattutto sui più giovani”. Per questo la scelta di sposare la campagna di Meglio Legale: “Non c’è nessuna volontà di promuovere l’utilizzo di stupefacenti ma solo testimoniare che il metodo repressivo non funziona e va superato”.

Ti sei fatta un’opinione sul perché la cannabis fa tanto paura a certi benpensanti? 

Perché fino ad oggi la discussione sul tema della cannabis è stata alimentata da continue fake news. Per decenni siamo stati costretti a politiche sempre più repressive perché i “benpensanti” non sono riusciti a gestire, domare e nemmeno proibire per davvero il consumo di cannabis, finendo per criminalizzare i propri cittadini. Adesso ci troviamo un detenuto su tre in carcere per crimini connessi alle sostanze stupefacenti.

Eppure queste fake news altrove – penso ad esempio in Canada o negli Stati Uniti- sono state superate dalla realtà dei fatti: puntare sulla cannabis potrebbe portare anche ad enormi benefici economici, anche in Italia.

Nel nostro Paese non può esserci crescita senza legalità. In molte delle nostre regioni, dove le criminalità organizzate sono fortemente presenti, una buona impresa della canapa sarebbe praticamente garantita e assicurata dalle condizioni climatiche ideali. Ma non solo. Investire in questo settore potrebbe contribuire a riportare legalità, posti di lavoro e benessere. Una sola pianta è capace di fare tutto questo, di quali altre prove abbiamo bisogno? 

Da questo punto di vista il Vecchio Continente è davvero vecchio: si può, e si deve, pensare ad una battaglia anche dal punto di vista comunitario?

L’Europa ha saputo agire in modo compatto durante il voto dello scorso 2 dicembre presso le Nazioni Unite. In quell’occasione, gli stati membri si sono dimostrati al passo con i tempi votando a favore della declassificazione della cannabis in una tabella con meno controlli e riconoscendo i suoi effetti terapeutici. Non si può dire altrettanto delle loro politiche repressive, ancora troppo sproporzionate e prive di ogni ragionevolezza nella misura. Dal punto di vista comunitario sarebbe necessario un approccio più aperto, investendo maggiormente nella ricerca per provare a demolire i tabù che esistono nei paesi più conservatori.

Qualcuno pensa che il 2021 sarà l’anno della canapa: che cosa ne pensi? 

Stiamo vivendo una fase emergenziale nel nostro paese e abbiamo la possibilità di ricostruire una nuova Italia da queste macerie. Ma bisogna non commettere gli stessi errori degli anni precedenti e questo riguarda anche il tema della canapa. Se la strada sarà lunga o meno dipenderà solamente da noi. Se davvero vogliamo uscire da questa crisi al più presto, dobbiamo avere il coraggio di riportare legalità, come negli scorsi mesi hanno deciso di fare molti dei paesi più avanzati.

Articolo originale su BeLeaf Magazine

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