La cannabis viene utilizzata da secoli contro i disturbi gastrointestinali ma, solo nell’ultimo decennio, la ricerca moderna è ripartita con esperimenti su diversi tipi di malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD), come il morbo o la malattia di Crohn.
La malattia di Crohn è un’infiammazione cronica intestinale che può colpire tutto il tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano. Nella maggior parte dei casi la malattia colpisce l’ultima parte dell’intestino tenue (ileo) e il colon. È caratterizzata da ulcere intestinali, spesso alternate a tratti di intestino sano, e, se non curata adeguatamente, può portare a complicanze quali stenosi o fistole che possono richiedere un intervento chirurgico. I sintomi più comuni sono: forti dolori addominali, diarrea cronica, nausea, perdita di peso e anche manifestazioni non intestinali come la febbre. Le cause di questa patologia sono ancora sconosciute, probabilmente essa si sviluppa in seguito ad una serie di fattori, come quelli ambientali, genetici o legati allo stress e allo stile di vita.
Nonostante la patologia causi vari disturbi, i pazienti, con i trattamenti adeguati possono condurre una vita abbastanza regolare. Normalmente il trattamento per questo morbo include farmaci come antidolorifici, calmanti, immunosoppressori e anestetici che in molti casi aiutano mentre in altri possono anche portare ad un peggioramento della malattia.
Il sistema Endocannabinoide è presente a livello del tratto gastrointestinale (GI), i recettori CB1 sono presenti nello stomaco, colon e nella porzione terminale dell’intestino mentre i recettori CB2 si trovano a livello delle cellule immunitarie del GI. Non sorprende dunque che questo sia importante nella regolazione di alcune funzioni del tratto gastrointestinale e che, sostanze come i cannabinoidi, che si legano direttamente ai suoi recettori, possano apportare diversi benefici alle persone affette da IBD.
Alcuni studi suggeriscono che la cannabis possa aiutare ad alleviare i sintomi, spesso molto dolorosi dei pazienti che soffrono del morbo di Crohn. L’Israel Medical Association Journal ha pubblicato uno studio dal titolo “Trattamento della malattia di Crohn con la cannabis: uno studio osservazionale” condotto presso l’ospedale Meir e la clinica Kupat Holim. Gli scienziati hanno esaminato 30 pazienti che hanno consumato cannabis. In generale tutti i pazienti hanno rilevato un miglioramento dei sintomi legati alla malattia, ventuno di questi pazienti oltre al miglioramento dei sintomi hanno osservato anche una lieve riduzione della progressione della malattia. I meccanismi del perché di questo effetto sono ancora poco chiari, ma probabilmente il tutto è dovuto ad una attivazione periferica e centrale dei recettori CB1 e CB2.
Altri studi più recenti, come quello presentato all’UEG Week 2018, hanno evidenziato che, l’utilizzo di cannabidiolo migliora sintomi e qualità della vita dei pazienti con malattia di Crohn, ma, non ha alcun effetto migliorativo sulle misure endoscopiche, il suo ruolo in questo caso è deputato solo al miglioramento dell’infiammazione.
Il caso più famoso ed eclatante è sicuramente quello di Shona Banda, una giovane donna americana che grazie alla cannabis è riuscita a sconfiggere il morbo di Cohn. Durante la malattia Shonda si è sottoposta a diverse cure che si sono dimostrate inutili, fino al punto di essere considerata un paziente in fase terminale. Ormai costretta a letto, con l’intestino non più in grado di ricevere nutrimento, dopo aver visto per caso il documentario sul metodo di Rick Simpson ha deciso di dare una chance alla cannabis, che ha incredibilmente migliorato la sua condizione, donandone una vita normale. Ha pubblicato un libro sulla sua esperienza dal titolo Vivi o muori, diventato un bestseller.
Aricolo originale su BeLeaf Magazine