Oggi i ceppi autofiorenti sono apprezzati e coltivati da un numero enorme di coltivatori in tutto il mondo. Le varietà autofiorenti si sono guadagnate la loro buona reputazione per i raccolti veloci e facili con livelli qualitativi pari ai migliori ceppi fotoperiodici. Ma le varietà autofiorenti non hanno sempre goduto di una così buona reputazione. Le prime genetiche autofiorenti erano, nel migliore dei casi, di media potenza e di media resa. Quindi, come hanno fatto gli autofiorenti a compiere la transizione genetica verso prestazioni di alto livello?
Cannabis ruderalis, la madre di tutte le autofiorenti
Accanto alla cannabis indica e alla cannabis sativa ci sono le varietà di cannabis ruderalis. Nel suo stato naturale la ruderalis ha livelli di THC molto bassi. Il principale vantaggio è l’insolita capacità di fiorire senza che le ore di luce del giorno siano ridotte a 12/12.
Usando questa caratteristica della ruderalis di non dipendere dal fotoperiodo, ha permesso alle autofiorenti moderne di fiorire sotto le 20-24 ore di luce giornaliera. Naturalmente, è stata necessaria una lunga selezione e un controllo genetico peculiare per aumentare il contenuto di THC la qualità in generale.
Vale la pena dire che molti dei primi genetisti della cannabis erano inizialmente scettici sul fatto che le limitazioni delle prime ruderalis potessero essere superate. Negli anni ’80 c’era grande entusiasmo e interesse per la ruderalis. Ma c’erano anche parecchie convinzioni sul fatto che la potenza intrinsecamente bassa della ruderalis avrebbe limitato l’utilità.
Il punto di vista di un selezionatore di autofiorenti degli anni ’80
Solo un piccolo numero di aziende di semi di cannabis originali degli anni ’80 sono ancora in attività, comprese aziende come Dutch Passion e la Super Sativa Seed Company (‘SSSC’). Karel Schelfhout fondatore della SSSC (e di BioTabs) ricorda bene gli esperimenti con le ruderalis/autofiorenti. Egli sottolinea che all’epoca nessuno nel nascente business dei semi di cannabis aveva una chiara comprensione delle autofiorenti, del loro potenziale o della loro genetica.
A quei tempi il termine autofiorente non esisteva nemmeno. Venivano invece descritte come varietà a “fioritura precoce”. Le seguenti osservazioni di Karel saranno interessanti per chi è interessato alla storia delle autofiorenti.
Karel ha spiegato che l’obiettivo principale nel 1985/1986 era quello di migliorare le genetiche a fioritura precoce portate dagli Stati Uniti dal suo amico e socio Neville (il famoso breeder ben noto per la sua Neville’s Haze originale). Il loro obiettivo era quello di aumentare la potenza e il gusto. Hanno condotto il loro esperimento solo all’aperto. Il risultato fu una pianta strana, mezza fiorita, con un cattivo sapore e senza sballo.
A quel tempo, la SSSC era già fortemente occupata nel produrre semi e incroci delle migliori varietà di cannabis regolare. Considerando gli scarsi risultati ottenuti con le prime “autoflowers”, il progetto non continuò nemmeno con la riproduzione F2 o F3. Karel commenta che dopo il lavoro della SSSC con la ruderalis nessuno ha lavorato ufficialmente sulle autofiorenti fino alla collaborazione Dutch Passion X Joint Doctor nei primi anni 2000. E’ stato solo grazie alla persistenza e all’innovazione di aziende come Dutch Passion e la pionieristica Joint Doctor che le autofiorenti hanno visto la luce del giorno.
L’esperimento “Mexican Rudy” di The Joint Doctor
La cannabis ruderalis era una curiosità nota a molti coltivatori di cannabis, anche se all’inizio degli anni ’70 e ’80 nessuno sapeva bene come utilizzare le genetiche ruderalis/autoflower a beneficio della comunità dei coltivatori. Migliorare la potenza mantenendo il ciclo di crescita veloce (senza dipendenza dal fotoperiodo) era l’obiettivo finale.
Joint Doctor è un breeder canadese che negli anni ’70 era uno studente universitario. Un suo amico gli diede alcuni semi che si credeva fossero un incrocio tra alcune varietà di cannabis messicane e Ruderalis. Fu chiamata Mexican Rudy e fiorì più velocemente di qualsiasi cosa avesse visto. Mexican Rudy fu il primo tentativo di migliorare la potenza della Ruderalis mantenendo la capacità di fiorire senza una riduzione delle ore di luce. Tuttavia, questo era solo un incrocio iniziale di prima generazione con poca somiglianza alle qualità ad alte prestazioni dei moderni semi autofiorenti. C’era ancora molto lavoro da fare e i primi sforzi di selezione di Joint Doctor avrebbero presto visto il contributo di un partner grande e impegnato.
La collaborazione tra Dutch Passion e Joint Doctor
Il team di Dutch Passion sapeva che ottenere livelli di potenza alla pari con i ceppi foto-dipendenti sarebbe stata una sfida chiave. Ma la combinazione della competenza genetica e dell’esperienza di Dutch Passion con quella di The Joint Doctor e dei suoi primi autofiorenti innovativi si sarebbe rivelata una ricetta di successo.
Le varietà Autofiorenti moderne
I migliori produttori di semi monitorano abitualmente il profilo terpenico e il contenuto totale di cannabinoidi per assicurarsi che le nuove varietà auto soddisfino i più severi standard di qualità. Il più alto livello di THC mai visto su un’autofiorente è il 25,9% di THC visto su Dutch Passion Auto Cinderella Jack. Oltre alle auto ricche di THC e CBD, sono disponibili alche autofiorenti ricche di nuovi cannabinoidi come l’ Auto CBG-Force che produce piante con fino al 15% di CBG o l’ Auto CBD-Victory che produce piante ricche di CBDV con un rapporto 1/1 CBDV / CBD e un basso contenuto di THC (0,3%).
Leggi l’intera storia su www.dutch-passion.com
Articolo originale su BeLeaf Magazine