Lo studio della storia dell’addomesticamento della cannabis sativa non ha precedenti dal punto di vista scientifico. L’esistenza della cannabis è interconnessa a quella dell’uomo, ma a causa del proibizionismo questo legame non è mai stato approfondito come argomento di studi. Il team di 9 ricercatori provenienti da Svizzera, Cina, Regno Unito, India, Qatar, Pakistan, ha pubblicato il 16 luglio scorso su Science Advanced “il risequenziamento dell’intero genoma su larga scala” e ha “svelato la storia dell’addomesticamento della Cannabis Sativa” (Large-scale whole-genome resequencing unravels the domestication history of Cannabis sativa).
Lo studio ha evidenziato come l’uomo nel Neolitico coltivava cannabis 12000 anni fa già avviando i primi approcci di addomesticazione, distinguendo le cultivar per per “agricoltura” da quelle per “droga”. Questa datazione è confermata dalle ceramiche di Taiwan e della Cina meridionale (12000 AC) e dai ritrovamenti avvenuti in Giappone (10000 AC).
La dicotomia Industriale e Ricreativo è ancestrale
E’ stato eseguito un campionamento globale che ha portato alla selezione di 110 genomi interi che ricoprono l’intero spettro delle cultivar ibride e moderne, autoctone e storiche, per uso tessile e ricreativo: sono state vagliate tutte.
Nonostante la Cina e il Giappone vedano una certa continuità nella produzione di cannabis con ritrovamenti di pollini datati 7500 AC e 5000 AC, è l’India il paese dove per primo appare il solo uso legato alle proprietà stupefacenti della pianta (3000 AC). Nel millennio successivo l’approfondita cultura sulla cannabis farmacologica ha attraversato il continente passando dall’India all’Africa (XIII sec) e l’America Latina (XVI sec). La diffusione e l’ibridazione ha reso alla canapa un’infinita variabilità di genetiche, nonché di produzioni e applicazioni.
E’ stata, tuttavia, coltivata in modalità “multiuso” fino al 4000 AC quando si evidenzia una forte divergenza tra produzione di fibra o farmaci, probabilmente legata anche alle abitudini dell’uomo in quell’area e in quell’epoca.
Una mappatura importante per lo sviluppo genetico.
Una simile scoperta potrebbe essere di grande stimolo per approfondire il legame tra cannabinoidi e applicazioni terapeutiche degli stessi, sviluppo delle cultivar più adatte e riduzione del pregiudizio proibizionista nel mondo scientifico.
Il grande interesse è, quindi, legato all’identificazione del tempo e delle origini dell’addomesticamento della cannabis sativa, lo sviluppo delle genetiche e il panorama attuale, nonché la conoscenza della struttura genomica delle cultivar selvatiche e autoctone.
Grazie a questo studio approfondito si hanno basi senza precedenti di risorse genomiche per l’allevamento molecolare e la ricerca funzionale sia in medicina che in agricoltura.
Articolo originale su BeLeaf Magazine