Un argomento tanto discusso quanto sconosciuto ai molti neofiti del settore: le Landrace e tutte le genetiche autoctone di cannabis che hanno colonizzato l’intero globo, nell’arco di migliaia di anni, non senza qualche aiutino da parte dell’uomo.
L’origine della cannabis
Per comprendere meglio il tema è necessario un piccolo preambolo storico. L’origine del rapporto tra le piante di cannabis e l’uomo risale all’antichità e le prime testimonianze dell’uso di cannabis, sia nei rituali religiosi che per uso ricreativo, sono state trovate in Asia. Al di fuori dell’Asia centrale, tutti i ceppi autoctoni sono il risultato di cultivar selvatiche, coltivate selettivamente dall’uomo, che si sono gradualmente adattate all’ambiente nel tempo.
Le varietà autoctone sono le varietà originali, nate prima della coltivazione professionale e sviluppate in base alle caratteristiche della propria regione. Lungo la strada altre colture più recenti si sarebbero incrociate con queste specie selvatiche. Anche all’interno della gamma preistorica dell’Asia centrale si sospetta che la cannabis domestica selvatica si sia incrociata con i loro antenati, rendendo improbabile l’esistenza attuale di un ceppo “originale”.
Cosa significa Landrace
Un ceppo autoctono è una varietà di pianta di cannabis che ha un DNA meno diluito rispetto ad altri ceppi di cannabis, ciò significa che le varietà autoctone non sono state incrociate con un’altra varietà di cannabis. Per portare ancora più avanti la distinzione, i ceppi autoctoni sono solitamente indigeni in una certa parte del mondo successivamente adattati all’ambiente di una specifica posizione geografica. E poiché queste varietà autoctone rappresentano la pianta di cannabis originale di quella zona, i discendenti di quelle varietà spesso portano parte del nome della regione (ad esempio, Kandy Kush, Durban Thai, Super Lemon Haze).
Forse vi starete chiedendo perché non avete sentito parlare di varietà autoctone prima, la spiegazione sta nel fatto che le varietà autoctone originali sono state portate fuori dal loro ambiente nativo e incrociate all’infinito con altre varietà per produrre qualcosa di nuovo.
Quando una varietà autoctona viene rimossa dal suo ambiente indigeno (ad esempio il Pakistan) e costretta a crescere altrove (ad esempio in Messico), deve maturare in condizioni di crescita diverse. In risposta a queste nuove condizioni di crescita la pianta mostrerà nuove caratteristiche (ad esempio fiori più piccoli, tempi di crescita più lunghi, THC più elevato o viceversa).
Landrace vs ibridi
Senza dubbio la stragrande maggioranza delle varietà di cannabis oggi disponibili sono ibridi, ciò significa che sono stati creati attraverso l’allevamento selettivo per produrre e preservare particolari proprietà genetiche. Ad esempio, alcuni ibridi contengono:
Anche se avere molte opzioni è un vantaggio decisivo può anche creare confusione, ciò è particolarmente vero se non conosci la cannabis e non sai cosa stai cercando. Sfogliando le diverse varietà di cannabis disponibili in qualsivoglia catalogo di seedbank sicuramente avremo visto diverse varietà ibride, per non dire che l’intero catalogo alle volte è composto da soli ibridi. Di fatto è quasi impossibile trovare delle Landrace pure sul mercato.
Cannabis Landrace: le varietà originali sativa e indica
Potreste avere familiarità con i termini sativa e indica e sapere che questi fenotipi di cannabis possono produrre effetti diversi. Ma sapevate che questi termini possono dirvi altrettanto su dove ha avuto origine un ceppo?
In generale, le varietà sativa sono cresciute naturalmente nelle aree più vicine all’equatore. A causa delle lunghe e calde estati e della mancanza di acqua, le piante sono alte e snelle, raggiungendo altezze ben oltre i tre metri. Hanno foglie strette e delicate e un ciclo di fioritura più lungo rispetto alle loro cugine indica. Le varietà sativa sono note per fornire uno sballo cerebrale energizzante, ottimo per socializzare o stimolare la tua creatività. Alcuni dei benefici medicinali più comunemente riportati includono alleviare l’ansia e la depressione e stimolare l’appetito.
I ceppi di cannabis indica, d’altra parte, storicamente sono cresciuti in aree montuose più temperate, più lontane dal calore dell’equatore. Queste piante dovevano essere più forti per resistere alle estati brevi e agli inverni freddi del loro habitat naturale. Inoltre tendono a crescere più corte e più cespugliose delle varietà sativa e di solito hanno foglie molto più larghe. Per affrontare i cambiamenti stagionali improvvisi e drastici, queste piante hanno in genere un ciclo di fioritura più breve rispetto alle loro controparti sativa. Le varietà Indica sono note per produrre uno sballo rilassante e dolce, che potrebbe essere troppo sedativo per alcune persone. I loro usi medicinali includono la gestione del dolore cronico, degli spasmi muscolari e dell’insonnia.
Seppur vi siano innumerevoli differenze tra le due tipologie di piante, gli ibridi odierni hanno quasi azzerato questa eterogeneità. In altre parole, sembra probabile che il vero motivo per cui le varietà sativa e indica, anche le varietà autoctone che esistono da migliaia di anni, abbiano effetti così diversi sia dovuto ad altri composti attivi nella cannabis: i terpeni.
Cosa sono i terpeni?
La cannabis è, ovviamente, meglio conosciuta per i suoi composti attivi chiamati cannabinoidi, che includono THC e CBD. Tuttavia, la pianta di cannabis contiene anche sostanze chimiche chiamate terpeni. I terpeni della cannabis possono essere cruciali nel decidere gli effetti di una varietà quanto il suo contenuto di THC/CBD.
In poche parole i terpeni sono le sostanze chimiche che determinano l’aroma e il sapore di una particolare varietà. Si trovano in molte piante, non solo nella cannabis.
Si ritiene inoltre che questi composti aromatici svolgano un ruolo cruciale nell’effetto entourage, secondo cui i cannabinoidi sono più efficaci se usati in combinazione tra loro che singolarmente.
Poiché le varietà di marijuana autoctone sono cresciute storicamente in condizioni difficili, nel tempo hanno dovuto evolversi e adattarsi ai loro ambienti. Questa evoluzione avrebbe influenzato la composizione chimica di ogni ceppo, così come la sua morfologia di crescita.
L’importanza delle varietà autoctone
Oltre ad essere l’inizio di tutto il corso di selezione e breeding, le piante autoctone sono l’espressione del luogo in cui sono nate. Quelle provenienti dall’Asia e dal Medio Oriente, ad esempio, hanno dato origine al charas, un tipo di hashish ottenuto strofinando con le mani i fiori e per raccogliere parti di tricomi. Poiché sono pura indica o sativa, mantengono caratteristiche diverse e praticamente uniche nell’ambiente moderno – ed è per questo che sono così apprezzate. L’hashish delle montagne dell’Himalaya o il famoso hashish delle montagne del Manali, ad esempio, sono molto ricercati non solo per le loro proprietà ma per il fatto che sono tradizionali, coltivati in quelle terre speciali con un clima specifico. È una denominazione di origine geografica in qualche modo.
Mentre nelle varietà moderne il coltivatore controllava tutto e definiva i tratti desiderati, nelle varietà autoctone era la terra stessa a farlo e questo è molto apprezzato, ancora di più da coloro che vedono la cannabis come qualcosa di spirituale e culturale; un vero tratto distintivo.
La difficoltà di mantenere le varietà locali
Sebbene siano così importanti le varietà autoctone sono difficili da mantenere oggi, quando ci sono migliaia di ceppi diversi. Questo perché quando si trovano nello stesso territorio di altri, possono subire il processo di impollinazione incrociata che altera la loro genetica, rischiando un serio pericolo di estinzione.
Un interesse ritrovato
Negli ultimi anni, la ritrovata popolarità delle varietà di cannabis Landrace geneticamente non adulterate può apparire in netto contrasto con il desiderio di così tanti consumatori di cercare le varietà incrociate più recenti, più grandi e più innovative. Tuttavia, molti consumatori hanno cercato di tornare al collezionismo per riscoprire le radici dei ceppi di cannabis.
Le varietà di cannabis Landrace alla fine si sono evolute e sviluppate naturalmente in base alle condizioni ambientali del loro particolare habitat. Contrastano nettamente con gli ibridi moderni che sono il risultato di pratiche di coltivazione selettiva. Pertanto, le varietà autoctone sono le uniche varietà che possono essere considerate 100% sativa o indica.
Oggi sempre più estimatori di questa pianta diventano dei veri e propri collezionisti, sebbene i semi di cannabis non abbiano una conservazione infinita e siano soggetti a un alto tasso di mortalità col passare del tempo; sono molti i grower che si interessano a ricercare, coltivare o preservare il patrimonio genetico incontaminato, o quasi, di centinaia di semi provenienti dagli angoli più remoti di questo o dell’altro emisfero.
Un tratto caratteristico che accomuna qualsivoglia coltivatore, che sia di cannabis piuttosto che di pomodori, è proprio l’interesse dell’uomo in generale verso la salvaguardia di un patrimonio genetico che andrebbe altrimenti estinto. Questo principio si applica alla medesima maniera sia alla fauna che alla flora, nel corso degli ultimi due secoli ci siamo resi conto che nulla è eterno su questo pianeta e col passare del tempo la natura viene deturpata, spesso in maniera violenta, delle sue bellezze: animali estinti, specie a rischio e colture perdute, sono notizie che giungono sempre più frequentemente alle nostre orecchie. Abbiamo tanto da imparare ancora su questa speciale pianta, ma impareremo mai ad essere custodi della natura che ci circonda?
Articolo originale su Dolce Vita Online