La scorsa settimana il famoso rapper Snoop Dogg è stato ospite del Jimmy Kimmel Live con Stephen A. Smith , commentatore sportivo per ESPN, anch’esso indignato per l’esclusione di Sha’Carri Richardson dalla partecipazione alle Olimpiadi. Smith ha chiesto a Snoop la sua opinione sul consumo di cannabis nello sport, affermando che il rischio è quello di essere penalizzati e perdere i compensi.
Snoop ha asserito: “Sono d’accordo con la tua posizione, quando si tratta di atleti che hanno commissari e regole e regolamenti e test e cose che devono affrontare nella loro professione che potrebbero soffocarli dall’ottenere i loro soldi. Ora, quando parlo con artisti e persone come me, non abbiamo un commissario, non abbiamo niente di tutto questo. Gli atleti possono uscire con i rapper, ma non possono fare quello che fanno i rapper, perché il rapper non hanno ramificazioni per quello che fanno”.
Nello sport dovrebbe essere consentita la cannabis al posto dei farmaci allopatici
Le leghe, per il rapper, dovrebbero quindi allentare le loro politiche sulla marijuana perché spesso gli atleti utilizzano pillole per alleviare la stanchezza e il dolore. Invece, ha continuato Snoop, “attraverso il CBD, attraverso il THC, attraverso la marijuana, attraverso la cannabis, sono in grado di trovare un rilassamento e ottenere il trattamento medico che meritano, senza avere effetti collaterali postumi. Quindi spingo per questo cambiamento nello sport”.
La situazione è ancor più contraddittoria se si tiene da conto il consenso crescente tra gli Stati rispetto all’uso medico, terapeutico, ricreativo e per l’autoproduzione. La legalizzazione procede come esempio vincente, mentre gli atleti sono penalizzati nel loro lavoro.
Lega sportiva che vai, politica che trovi
L’Agenzia antidoping statunitense (USADA) ha espresso simpatia per Richardson e ha affermato che le regole sulla marijuana per gli atleti internazionali “devono cambiare”.
La National Football League lo scorso anno con un contratto collettivo ha cambiato politica: i calciatori non possono essere sospesi dalle partite per test antidoping positivi per qualsiasi droga, non solo cannabis.
La Major League Baseball ha deciso nel 2019 di rimuovere la cannabis dall’elenco delle sostanze vietate della lega, purché gli atleti non giochino sotto l’effetto della sostanza e non la sponsorizzino pubblicamente.
La National Basketball Association si rivolge ai giocatori che mostrano segni di dipendenza, non a quelli che ne fanno un uso casuale.
La stessa NBA sta seguendo la direzione indicata da Snoop, ossia “destigmatizzare” la cannabis per presentarla come una soluzione per gli atleti per il recupero del benessere psicofisico. Difatti la NBA Star Kevin Durant ha avviato una collaborazione la Weedmaps (3) per togliere il pregiudizio sui consumatori attraverso una serie di video e podcast sul suo banner mediatico Boardroom.
Articolo originale su BeLeaf Magazine